Lunghezza:
24,28 Km
Tempo percorrenza: 4 ore e 30' (ritorno incluso)
Località di partenza: Bar Cenisio
Accesso: da Susa si percorre la SS25 in direzione del valico
del Moncenisio. Poco oltre la frazione Bar Cenisio, si parcheggia
l'automobile di fronte allo sterrato con indicazioni per il rifugio
Piero Vacca. Se qui non c'e' posto, si puo' utilizzare lo spazio
attorno al monumento ai combattenti che si trova 500 metri piu'
avanti.
Cartografia: I.G.N. 1:25.000 3634 OT Val Cenis
Charbonnel - I.G.C. 1:50.000 n. 2 Valli di Lanzo e
Moncenisio
Dislivello: circa 900 metri
Difficolta': B.C.A.
Tipo: asfalto 3,57 Km (15%) - sterrato 20,71 (85%)
Periodo consigliato: da giugno a settembre
Effettuato il: 14 e 21 luglio 2002
Descrizione:
in corrispondenza del vecchio gabbiotto dei C.C. di confine (0 Km),
imbocchiamo la stradina militare per le Gr. d'Arpon. Qui giunti (3,43),
lasciamo una deviazione sulla destra che termina presso una cava,
costeggiando dall'alto l'omonimo lago. Esso fu sfruttato per fini
idroelettrici a partire dagli anni 20: venne realizzata una presa che
captava le acque del rio Bar, provenienti dall'omonimo ghiacciaio e
qui convogliate tramite una galleria. Venne quindi
realizzata una diga in muratura a secco per aumentarne la capacita'. L'acqua si accumulava durante la notte e veniva poi
utilizzata durante il giorno, quando la richiesta di energia era
maggiore, per supportare (congiuntamente alle prese dei rii Berta e
Clery) la portata d'acqua della galleria e successiva condotta forzata
che mette in comunicazione il bacino artificiale sul Cenischia di
Piana S. Nicolao con la centrale di Venaus. Ora il fondo peggiora
improvvisamente ma fortunatamente la pendenza si mantiene entro
livelli accettabili. Superato un primo laghetto (4,79), si arriva a quello di
Roterel (5,07) dove la vista si apre sulle Scale del Moncenisio,
dominate
dall'imponente costruzione della diga. Realizzata in pietre, terra e
cemento, venne ultimata alla fine del 1969, permettendo di
incrementare di oltre 10 volte la capacita' delle vecchie dighe,
erette negli anni venti. Segue una breve discesa ed un lungo traverso
che ci fa guadagnare il quadrivio dal quale si diparte sulla sinistra
la strada chiusa da sbarra per il Malamot (8,43). Noi dobbiamo proseguire a
destra in discesa, ed al successivo bivio (8,99) svoltare ancora a destra. Si
perviene ad un nuovo quadrivio (9,38) dove non resta che seguire le
indicazioni per il Forte Varisello. Dopo una serie di tornanti
giungiamo davanti all'avancorpo del portale d'ingresso (10,96). L'opera venne
costruita tra il 1887 ed il 1890. Presenta una pianta poligonale con 2
piani, circondata per gran parte del perimetro da un fossato. Le
aperture sulle mura piu' piccole erano utilizzate dai fucilieri, per
la difesa ravvicinata, mentre quelle piu' grandi costituivano le
cannoniere equipaggiate con pezzi da 9 AR/Ret. Entrando all'interno
(variante non conteggiata), si nota subito la caserma su due
piani al centro del cortile, dove alloggiavano i soldati del presidio.
Una rampa dava accesso al piano inferiore. Il forte venne disarmato
all'inizio del 1900 e successivamente utilizzato come magazzino
logistico. Attorno al 1910 fu impiegato come bersaglio per saggiare la
consistenza ai nuovi proiettili d'artiglieria. Tali danni sono oggi
ben visibili. Nel complesso l'opera risulta abbastanza ben conservata.
Dal forte si ridiscende al quadrivio sottostante (12,52), per poi ripercorrere
il cammino fatto in precedenza. Al primo bivio (12,91) si continua pero' in
direzione del colle del Moncenisio. Dopo circa 1,3 km, si imbocca,
sulla sinistra (14,20), una stradina meno pronunciata e dal fondo a tratti
dissestato. Lasciamo quindi la direzione per la
Pattacroce (14,83) e, a sinistra, ritorniamo al quadrivio dove si stacca la
strada per il Malamot (16,51), riprendendo il cammino dell'andata.
Una volta arrivati al primo ponte (18,83), possiamo imboccare la vecchia
Strada Reale (in alternativa si puo' rientrare per le Gr. Arpon,
evitando cosi' l'asfalto della Statale). Bisogna prestare attenzione perche', poco prima di
arrivare alla cava, occorre deviare a sinistra (19,62 - segni in vernice).
La sede stradale e' stata infatti poco piu' avanti danneggiata dai
lavori di scavo e bisogna pertanto percorrere questo sentiero
alternativo. Si consiglia di affrontare questo breve tratto a piedi visto che il passaggio e' alquanto stretto. Si deve
superare una piccola frana (evitate di affrontarla direttamente ma
improvvisate un tornante, scendendo a sinistra e piegando poi a
destra, facendo attenzione a non scivolare). Nei pressi della cava
(19,76), la
traccia diventa una carrareccia dal fondo spesso molto sconnesso. Si
arriva alla R.N.6 (21,07), poco prima del confine di stato, dove non
rimane che scendere verso Bar Cenisio. Dopo qualche decina di metri si
puo' percorrere la galleria della vecchia ferrovia Fell, ancora rimasta integra. Le aperture delle
finestre garantiscono un minimo di visibilita'. La
"Fell", dal nome dell'ingegnere inglese che la ideo', rimase
in attivita' solamente tre anni, tra il 1868 ed il 1871 (anno
dell'apertura al transito del traforo del Frejus). Collegava con un
percorso di circa 5 ore (soste intermedie incluse) Susa a Saint Michel
de Maurienne. Grazie all'utilizzo di una terza rotaia, collocata al
centro dei due binari, in posizione leggermente sollevata, alla quale
la locomotrice era saldamente ancorata mediante ruote pressate da
molle, era in grado di superare pendenze fino ad allora impensabili
(84 per mille) e curve molto strette senza problemi di deragliamento.
Tale rotaia veniva anche sfruttata in discesa come freno sussidiario.
Lungo il percorso vennero realizzate numerose gallerie (come quellla
in questione) per proteggere i convogli dalla neve e dalle valanghe. A
volte si verificarono problemi di affumicamento dei passeggeri, in
quanto i camini di sfiato spesso si ostruivano. Segnaliamo inoltre
come i finestrini delle vetture vennero realizzati molto in alto, in
modo da evitare spaventi ai viaggiatori quando la linea fiancheggiava
i burroni.
Mappa
formato GIF (1687
x 1312 - 38 KB)
Mappa formato OCAD7 zippata (per
visualizzare e stampare il file scaricate la versione 7 demo del
programma QUI)
Foto in alto: i tornanti a monte del lago
d'Arpon
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