Mountain bike Francia - Le vs. esperienze

 

Giro del Monte Thabor

 

di Bottalo Giuseppe

 



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Il giro del massiccio del Thabor, è celebrato e ripetuto alla grande dai bikers francesi mentre mi risulta ancora alquanto ignorato da quelli italiani. Da noi forse scoraggia ancora il fatto che una volta fatto l’avvicinamento, tutti i colli che si devono superare e la cima sono quasi a ciclabilità zero in salita! Accettata questa condizione, si dovrebbe avere però la dimostrazione, che la percentuale di ciclabilità in salita deve essere solo un dato di fatto e che un giro può essere valido e giustificato indipendentemente dai magnifici posti visitati, anche solo per le discese, che in questo giro sono tutte effettuabili in sella alla bicicletta e sono una più bella dell’altra. Aggiungo che tutte le salite dei colli, e del Monte Thabor stesso si fanno agevolmente con la bici al fianco, e che salvo per pochi metri per il Thabor e il Col du Vallon forse si fa meno fatica a fare anche un po’ di “portage”! La salita alla vetta del Thabor, come gita fine a se stessa, la consiglio a tutti coloro che vogliono provare una cima che come “esperienza”, può essere un passo successivo ad uno Chaberton. Qui gli ambienti e i panorami sono ancora più grandiosi, c’è un maggior senso d’isolamento, meno storia ma più religiosità e sicuramente c’è una discesa di maggior soddisfazione, quasi unica nel suo genere, considerando ambiente, quota raggiunta, continuità e sviluppo.

 

 

Il giro del monte Thabor con salita alla vetta è già impegnativo se realizzato in 3 giorni, diventa veramente tosto se fatto in 2: in questo caso non bisogna sbagliare nulla, essere ben allenati e molto determinati, bisogna avere condizioni meteo buone, e un po’ di fortuna con i rifugi.
I rifugi, in effetti, sono stati la nota più negativa ed imprevista, e per questo motivo abbiamo dovuto modificare i nostri programmi e chiudere il giro in due tempi! Al nuovo rifugio des Marches fanno convegni e mostre fotografiche, ma lasciano desiderare nei servizi basilari. Il rifugio del Thabor la cui nuova ristrutturazione è stata festeggiata a Settembre 2008 sembra destinato a diventare sempre più un alberghetto, dove prima degli escursionisti e alpinisti e quindi soci caf e cai vengono presi in considerazione turisti e famiglie, per questo motivo il rifugio risulta contro ogni regolamento, tutto prenotato con largo anticipo tramite le agenzie di turismo che operano in particolare nella Maurienne. Consiglio quindi prima di partire, di verificare la disponibilità di posti nei rifugi, e comunque di leggere bene cosa dice il regolamento dei rifugi al fine di poter far valere i propri diritti e ragioni.

Pianificato in tre giorni ritengo consigliato dividere le tappe in questo modo:
1 giorno:   Nevache - Col de la Plagnette - Col de Griffes - Valmeinier
2 giorno:  Valmeinier - Col de Marches,  Col des Bataillères - Ref. du Thabor
3 giorno : Ref. Thabor - Col Valle Etroites - Col des Méandes - vetta del Thabor - Col du Vallon - Nevache.

 
 

Il punto di partenza che mi sembra più opportuno per suddividere in modo ottimale le tappe secondo me è Nevache; se poi si ha la fortuna di risalire questa bella valle nei giorni in cui il traffico veicolare a motore è regolato, uno può godersi veramente con calma questa bella valle; si pedala su asfalto per una decina di Km, poi su un fondo non dei migliori, si arriva in sella alla bicicletta fino al Rifugio Drayères (m 2180 - foto 1).
Subito poco oltre il rifugio la ciclabilità cessa quasi del tutto, e si riesce poi di nuovo a stare in sella per un tratto nella conca dei laghi costeggiando la sponda dal secondo lago fino al bivio per il Colle della Plagnette, dal quale con pochi minuti di risalita si raggiunge questo primo colle con panorama molto interessante sul versante Clarée (foto 2). La discesa è su sentiero di fini detriti classificabile BC nella prima parte e in quella finale, mentre un tratto più ripido nella parte centrale è OC. Si scende fino ad incontrare poco sotto i 2200 m il bivio per il Col des Griffes (foto 3). Un cartello indicatore lascia un po’ perplessi indicando un tempo di 4 ore per raggiungere il colle, e anche se poi basteranno meno di 3 ore, saranno sempre tante per i meno 400 metri di dislivello che si devono fare. (Si può prendere seriamente in considerazione di evitare il Col des Griffes continuando a scendere ancora per il vallone principale e poi per le nuove piste di servizio che collegano la stazione di Valloire con quelle di Valmeinier raggiungere direttamente quest’ultima!) Il sentiero per il Colle des Griffes invece non è molto ben segnalato, alterna tratti in cui è solo una traccia, ad altri in cui è quasi un tratturo, mancano segni di riferimento evidenti, richiede un lungo spostamento senza guadagnare sensibilmente di quota e in caso di nebbia potrebbe essere difficile orientarsi. Quando s’incontra un bivio palinato poco prima di raggiungere una grande croce di legno, con 150 metri di risalita più diretta finalmente si arriva al Colle des Griffes (m 2554 - foto 4).
Questa seconda discesa nella parte alta si svolge in mezzo a praterie con lunghi e regolari tornanti ma con stretta e ripida curvatura che richiedono già una buona capacità tecnica per farli in sella (nel complesso BC+  - foto 5). Passati i casolari in rovina di Grifffes, si arriva ad un bivio di sentieri non segnalato su tutte le cartine francesi Ign al 25.000. Il cartello che indica 2 ore x Valmeinier sembra il più allettante, ma sicuramente per nostra esperienza personale forse non conviene prenderlo e continuare invece per l’altro che scende in un ambiente un po’ più incassato fino ad avvicinarsi al Torrente Neuvache. Si continua costeggiandolo fino ad arrivare sotto Valmeinier che si raggiunge con una risalita finale di circa 80 m di dislivello. Essendo partiti un po’ troppo tardi da Nevache, e impiegato più tempo del previsto sia per la salita che la discesa dal Col des Griffes, arrivati a Valmeinier decidiamo di passare la prima notte in un comodo albergo, anziché continuare ancora alla volta del Col e del rifugio des Marches. Da Valmeinier il giorno dopo bisogna stare nuovamente attenti ad andare ad imboccare il sentiero giusto per il Col de Marches essendo stata tutta la zona che circonda questa stazione sciistica notevolmente modificata in questi ultimi anni. Non bisogna prendere il sentiero che pur se indicato da un cartello in Valmeinier va a addentrarsi direttamente nel vallone, costeggiando in tutta la parte inferiore il Torrente che scende dal Col de Marche: questo è un sentiero malagevole, stretto, umido che si percorre a fatica anche a piedi. Il giusto sentiero parte alto sopra Valmeinier, bisogna risalire le ripide piste da sci verso le stazioni d’arrivo degli impianti fino a congiungersi con il sentiero GR/A che sarà quasi tutto ciclabile fino a quando va attraversare il Marche, poi continua a salire più deciso e regolare verso il colle di Marches (m 2725 - foto 6). Il Colle è molto panoramico, ha una bella visuale sul percorso fatto, chiuso alle spalle dalle montagne del Massiccio des Ecrins, mentre dalla parte opposta, il vallone di discesa ospita sul fondo il grande lago di Bissort. La discesa da questo colle inizia in un ambiente detritico, alternando tratti BC ad altri OC per la pendenza molto accentuata, ma il fondo del sentiero è sempre pulito. Nella parte inferiore raggiunte fiorite praterie, il sentiero taglia verso dx e dopo aver attraversato su un ponticello il Bissort passa nelle vicinanze di una bergeria e poi raggiunge il rifugio des Marches già visibile durante la discesa dal Colle (foto 7).
Questo Rifugio secondo i nostri progetti era inizialmente la meta per passare la prima notte di questo Tour. Fatta la pausa pranzo (a parte una fetta di toma pagata molto cara non siamo riusciti a ottenere altro) proseguiamo alla volta del Col des Batailleres.
Di solito I biker francesi che effettuano il giro del Thabor anziché passare per questo Colle, subito dopo il Rifugio des Marches prendono a sx per il Colle des Sarrassins (m 2844), poi scendono giù fino ai 2100 m circa della località la Losa e risalgono per le dolci praterie pedalabili, che portano a raggiungere il Colle della Valle Stretta.
Il nostro itinerario invece, dopo una cinquantina di minuti dal rifugio des Marches con alcuni tratti nella parte iniziale anche pedalabili in mezzo ai pascoli, va a costeggiare alto tutta la sponda orientale del lago di Bataillieres per poi risalire più ripido in mezzo a pietraie verso un primo falso colle, prima di raggiungere quello vero e proprio (foto 8)

 

 

La vista dal Colle des Batailléres sul versante settentrionale delle montagne che fanno da sentinelle al Thabor è interessante e severa, mentre questa nuova discesa tra quelle finora effettuate, forse è quella che mi è piaciuta di più, essendo tipica da montagna, varia e non particolarmente difficile; richiede di cesellare un po’ con cura i passaggi, e la vista sottostante dei laghi che si va a costeggiare, prima di raggiungere il Rifugio del Thabor è veramente stupenda! (foto 9)
Al Rifugio, pur vedendo poco affollamento ci confermano che è tutto prenotato, e che non possono offrirci alcuna sistemazione di fortuna e ci consigliano di scendere al “poco” lontano Rifugio 3 Magi.
Non volendo imporre a tutti i costi la nostra presenza, vista anche l’ora e che il tempo si sta guastando decidiamo di chiudere il giro mestamente per la via più veloce ossia per il colle della Scala. Raggiunto quindi il Colle della Valle Stretta (foto 10) invece di andare verso il Lago di Peyron e di risalire allo spallone che ci avrebbe portati al colle di Méandes che è la via più diretta dal versante francese per raggiungere la vetta del Thabor, scendiamo per la mulattiera con un itinerario non banale al Pian delle Fonderie, poi per stradina raggiungiamo le Granges della Valle Stretta e rientriamo poi a Nevache su asfalto per il Colle della scala.
Una settimana più tardi ritorniamo in valle Stretta e avendo un paio di giorni a disposizione, decidiamo di effettuare la salita del Monte Thabor e decidiamo di bivaccare nella chiesetta in vetta che fa anche da ricovero, portandoci su tutto il necessario. La salita del Thabor era stata una delle mie prime gite con la M.Bike una ventina d’anni fa, ed ero curioso di ripetere a tanti anni di distanza questa esperienza. Dalle Granges della Valle Stretta si pedala fino all’altezza del nuovo Rifugio des Chamois, poi solo per alcuni tratti fino a Prat du Plan, e ancor meno negli avvallamenti che passano sotto i magnifici Serous (foto11); quando si giunge sotto al Col des Meandes la ciclabilità cessa quasi del tutto salvo un breve tratto tra questo colle e il torrentello (forse ultimo posto per far rifornimento acqua) oltre il quale inizia la salita più ripida e continua verso la vetta vera e propria (foto 12). In questo ultimo tratto della salita a parte un breve tratto ripido e roccioso e l’attraversamento di un nevaio ancora in buone condizioni come spessore (Il Thabor è una montagna fredda e la neve si conserva bene; a metà giugno quest’anno era ancora un’ottima meta scialpinistica) si raggiunge senza altre difficoltà la vetta (foto 13).

 

 

La chiesetta in vetta al Thabor è una solida costruzione, ma tolte 5 coperte che abbiamo trovato molto umide, (se qualcuno sale la prossima estate, le controlli, e se possibile farle asciugare al sole) non offre molti altri confort per agevolare un bivacco (foto 14). Bisogna portare su sacchi a pelo, vettovagliamento e fornello.
Il tramonto circondati dalla nebbia non è stato gran che, la notte è stata lunga e fredda, ma l’alba è stato un momento veramente appagante (foto 15) Il panorama dalla vetta del Thabor è a 360° spazia dalle Marittime al Massiccio del Monte Bianco di cui si vede bene il tratto dente Gigante-Gran Jorasses, mentre dalla parte opposta è molto interessante su tutto il più vicino massiccio degli Ecrins. Alle 7 del mattino prima di iniziare la discesa, abbiamo scaldato i muscoli pedalando sulle facili e panoramiche creste sommitali (foto 16). Poi partiti dalla vetta in sella (foto 17), abbiamo fatto con la bici al fianco solo l’attraversamento del nevaio e il breve tratto roccioso più ripido ed esposto della discesa (foto 18). Una volta raggiunte le verdi praterie non abbiamo più seguito un percorso obbligatorio (foto 19), facendo anche una deviazione per visitare un piccolo laghetto secondario

 
 

Per risalire al Col du Vallon bisogna scendere fino ai 2200 metri di Prat du Plan dove senza perdere ulteriore dislivello è già possibile attraversando il Clot de Solide, collegarsi al sentiero principale che sale al col du Vallon. La parte finale della risalita a questo colle è forse un po’ più difficoltosa da farsi con la bici al fianco, rispetto agli altri colli anche se non si può ancora parlare di “portage” obbligatorio (foto 20).
Dal colle si dovrebbe ancora fare una visita al Lac Blanc che per dimensione e quota è uno dei più alti laghi della zona, se non delle Alpi Cozie!
La discesa verso Nevache inizia su un’aerea cresta, poi un breve tratto abbastanza ripido porta sulle praterie che caratterizzano questa discesa. Se non fosse che il sentiero nella parte centrale scorrendo vicino al torrente perde per un po’ di ciclabilità, sarebbe sicuramente una delle discese più lunghe, belle e raccomandabili tra quelle che si possono effettuare su queste montagne (foto 21).
La ciclabilità riprende in vista degli chalet du Vallon, e poi decisamente sotto alla piccola cappella di St. Michel. Le caratteristiche del sentiero cambiano, adesso è una larga mulattiera dal fondo buono, che dopo un lungo traverso inizia a scendere, ripida e con tratti esposti arrivando a monte di Nevache dove si chiude il giro (foto 22).
Il Col du Vallon, per gli ambienti attraversati e la lunga discesa, è consigliabile anche come gita di giornata con partenza dalla Valle Stretta; si rientra poi da Nevache passando dal Col di Thures, con un altro itinerario sempre molto apprezzabile dal punto di vista ambientale e per la discesa nella pineta.
Se invece si hanno più giorni a disposizione, e si vuol e fare un giro ancora più spettacolare e impegnativo di quello sopra descritto, basta dimenticare i concetti di vetta, massiccio e confine, allargarsi più a Est verso il Colle del Frejus, di Rho e Ramplagnette; a Ovest verso il Colle del Galibier, o della Ponsonnière e di Buffèr; a sud passare per Plampinet, il Col des Acles e della Mulattiera. Consultando una cartina o facendo una vista satellitare, si può provare ad immaginare!

 

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